Il trapianto di fegato
Il trapianto di fegato è considerato un intervento che si rende necessario quando l'organo non è più in condizione di sostenere le sue funzioni, e le terapie mediche convenzionali non sono più in grado di supportare la funzionalità dell'organo.
Ciò avviene principalmente in presenza di una malattia cronica, più raramente a causa di un'insufficienza epatica acuta o malattie metaboliche del fegato sano.
Il trapianto di fegato rientra nei livelli essenziali di assistenza (LEA), ossia le prestazioni e i servizi che il SSN è tenuto a fornire a tutti i cittadini e pertanto è gratuito.
Una buona notizia è che l'Italia è seconda in Europa per numero di trapianti effettuati e che la qualità degli interventi risulta tra le migliori al mondo.
La notizia meno buona è che esiste ancora un forte divario tra il numero di pazienti in lista di attesa e i trapianti effettuati per anno. Basti pensare che non meno del 15% dei pazienti il lista di attesa può morire prima di ricevere il trapianto, quasi sempre per mancanza di organi disponibili.
Proprio per questi motivi le decisioni dei medici sull'assegnazione degli organi da trapiantare sono molto difficili, nel tentativo di ottimizzare le risorse a loro disposizione cercando e ricercando il modo migliore per regalare anni di vita ad un numero crescente di persone.
La nostra convinzione è sempre quella: stiamo scontando il prezzo di una ostinata mancanza di informazione e prevenzione sulle epatiti e sulle malattie epatiche, attività sulle quali EpaC Onlus ha concentrato tutti i suoi sforzi, da sempre.
Ma non c'è dubbio che si possono salvare molte vite umane anche aumentando la donazione degli organi e azzerando i rifiuti alla donazione, attraverso campagne di informazione che devono durare 365 giorni all'anno, partendo dalle scuole, università e luoghi di lavoro, e la cultura alla donazione dell'organo va diffusa anche attraverso un uso massiccio dei Media.
I centri trapianto e di rianimazione vanno potenziati, meglio strutturati e messi nella condizione di lavorare di più e meglio.
Tutto ciò può in parte avverarsi con il contributo di tutti, chiedendo, ad esempio, che le malattie epatiche siano inserite nel piano sanitario nazionale, e nei piani sanitari regionali.