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L'Università di Bari fa scuola al meeting mondiale sul fegato

BARI - Una cura efficace dell'epatite C somministrata dopo il trapianto di fegato riduce significativamente la mortalità nei pazienti trapiantati. E' il risultato di uno studio presentato due giorni fa a Boston, nel corso del VI meeting annuale dell'American Association for the Study of Liver Diseases, dalla dr.ssa Maria Rendina, dirigente medico della Unita’ operativa di Gastroenterologia universitaria del Policlinico di Bari, diretta dal prof. Alfredo Di Leo.

La notizia dello studio condotto dalla università di Bari su un campione di quasi 500 pazienti (la più grande casistica mondiale) da 12 dei più prestigiosi centri di trapianto di fegato in Italia, è stata riportata con grande rilievo dalle agenzia di stampa ufficiale della prestigiosa Societa’ Americana e ripresa da numerosi siti internet Usa ed Europei per le implicazioni che riveste sul trattamento di decine di migliaia di pazienti. Che in italia supera i 10mila, 600 dei quali solo in Puglia.

Il trapianto di fegato per cirrosi da epatite HCV è infatti - si legge nello studio - l’indicazione prevalente al trapianto in tutto il mondo. Tuttavia, quasi tutti i pazienti dopo il trapianto subiscono un nuovo attacco del virus con importanti ripercussioni dopo poco tempo sulla salute e sulla sopravvivenza.

L’unica terapia antivirale oggiAggiungi un appuntamento per oggi disponibile, (l’interferone e la Ribavirina), veniva sino ad ora ritenuta ancora di controversa utilita’ nel campo dei trapianti di fegato, per il modesto tasso di efficacia e per gli effetti collaterali con cui gli specialisti ed il paziente devono confrontarsi continuamente per ottenere l’obiettivo.

Dall’analisi dei dati e’ emerso chiaramente come, i pazienti nei quali si riesca ad ottenere la scomparsa del virus dell'epatite C, abbiano una sopravvivenza di tre volte superiore di coloro nei quali il virus rimane invece attivo.

Il prof. Sanyal, presidente della Societa’ Americana e direttore della University Medical System della Virginia (USA) ha commentato positivamente i risultati di questo importante studio degli specialisti di Bari. Il quale ritiene che "lo studio degli specialisti di Bari, nel dimostrare l’inequivocabile beneficio sulla sopravvivenza dei pazienti a seguito della eradicazione del virus HCV, abbia un forte impatto sulla salute pubblica sia nell’estendere questo tipo di approccio terapeutico a tutti i pazienti che possano tollerarlo che, soprattutto, nella necessita’ di implementare strategie terapeutiche nuove e ancora piu’ efficaci per il controllo del virus stesso che potrebbero rendersi disponibili nel prossimo futuro da studi gia’ in corso".

Vuol dire che il protocollo tearapeutico adottato in questi 12 centri trapianto che che vede come capofila l'Istuto di gastrienterolgia di Bari potrebbe cambiare lo scenario dell'approccio terapeutico ai pazienti con epatite C dopo il trapianto.

Sull'onda del successo bostoniano, a giorni si avvierà sempre da Bari un nuovo protocollo terapeutico, per nuove terapie di trattamento e dosaggi per riuscire ad eradicare completamente il virus epatico nei soggetti trapiantati. Un protocollo nuovo ed unico nel panorama medico internazionale e su cui si punta per ridare nuova speranza ai tanti trapiantati.

Fonte: la gazzetta del mezzogiorno.it

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